Edward Bach, nato in Inghilterra nel 1886, è il fondatore della Floriterapia, metodo che unisce in sè una profonda visione dell'universo Uomo. Bach comprese infatti che la comprensione della profonda psicologia dell'individuo può fornire informazioni preziose per impostare una terapia basata sulla sua personalità. Una vera PNEI ante-litteram.
Nei suoi studi Bach giunge alla conclusione che non è importante il disturbo in sè, ma il temperamento del paziente che lo ha sviluppato e quello dev'essere trattato per ritrovare l'armonia perduta. Potremmo dire che non è importante la malattia, ma CHI la sviluppa.
Quando andiamo a cercare la presenza di principi attivi di tipo biochimico non ne troviamo. E allora come possono funzionare? I fiori, infatti, non funzionano con meccanismi biochimici, ma biofisici. Secondo Bach la malattia si esprime quando la nostra biofrequenza non è propria di un organismo sano. I rimedi floreali sono quindi in grado di correggere le vibrazioni distorte della malattia che si manifestano sia come emozioni sia come sintomi fisici.
A differenza dell'omeopatia, che si basa sulla dottrina che il simile cura il simile, la Floriterapia agisce secondo la legge di risonanza: se si lamentano sintomi riconducibili a emozioni o stato d'animo alterati, la risonanza di tali sintomi con l'impronta energetica di un rimedio è in grado di ristabilire l'equilibrio della persona che lo assume.
La malattia, secondo Bach, è la conseguenza di uno squilibrio interiore o dell'accentuazione di un difetto. Gli stati emotivi negativi sono i veri indicatori della malattia. Per guarire, quindi, non bisogna curare (solo) la malattia fisica, ma rimuovere lo stato emotivo negativo sviluppando lo stato emotivo positivo, oppure attenuare il difetto sviluppando la virtù contrapposta.
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